E’ venuta a mancare qualche giorno fa Rosa Anna Magno Garavoglia, controllante della società Davide Campari.
La scomparsa segue di poche settimane quella di Caprotti, patron di Esselunga (e ne scrissi qualche settimana fa su questo blog).
In entrambi i casi, alla loro scomparsa, segue il tema della successione, del controllo e della continuità aziendale: in una, il trasferimento generazionale d’azienda.
Ve la faccio corta: sapete cos’è l’usufrutto? E la nuda proprietà?
Sento già alcune delle risposte:”Quando uno dona una casa al figlio però si trattiene per sé l’usufrutto”.
Beh…diciamo che la risposta “tipo” inquadra abbastanza gli istituti giuridici in questione….però si può fare sicuramente di meglio :).
Senza annoiarvi troppo diciamo che tecnicamente l’usufrutto è un diritto reale (minore) su una cosa di proprietà altrui: cioè, c’è il proprietario di una cosa sulla quale esiste anche un diritto (minore) di un altro.
Quindi il proprietario (la cui proprietà è compressa) è “nudo proprietario” e, l’altro (nello specifico), è usufruttuario.
Il concetto è lo stesso, e non cambia, con la combinazione nuda proprietà-diritto di abitazione, oppure nuda proprietà-uso.
L’usufrutto, che consente di gestire e di godere del bene (di proprietà altrui), si estingue alla morte del suo titolare. In conseguenza, la proprietà “compressa” del nudo proprietario, in automatico, si riespande e, da nuda proprietà, diviene piena proprietà.
Si badi bene, questo schema nuda proprietà-usufrutto vale su tutti i beni su cui qualcuno possa vantare la proprietà, non solo, quindi, relativamente ai beni immobili (per i quali la pratica è molto diffusa, soprattutto tra genitori e figli).
Quindi vale anche per le quote societarie. Il vantaggio? Molto, molto rilevante.
Io trasferisco la (nuda) proprietà oggi, ma, di fatto, continuo a controllare e gestire il bene —> x l’azienda —> trasferisco le quote oggi, ma continuo a gestire indisturbato l’azienda finchè campo.
Alla mia morte? Il nudo proprietario, indisturbato, in automatico, diviene pieno proprietario.
E’ quanto fatto x Campari: Domenico Garavaglia, anni ’80 del secolo scorso, trasferisce al figlio le quote di controllo della società, trattenendone, con la moglie, l’usufrutto. Padre e madre, quindi, in vita, hanno gestito e goduto dell’azienda; oggi, il figlio, venuta a mancare la madre, unica usufruttaria superstite, in automatico, è pieno proprietario del pacchetto di controllo dell’azienda.
Donazione con riserva d’usufrutto, testamento, patti di famiglia, trust…tanti modi per programmare in modo “indolore” il passaggio generazionale in azienda…gli strumenti ci sono sempre…sono le strategie che mancano.
M.
P.S.: Vi ho stressato? …andate al bar e fatevi un Campari!